Sunday, October 26, 2008

Quasi la terza guerra mondiale.

Stando qua scopro le piccole e le grandi differenze fra nazioni.
L'altro giorno stavo in una riunione con un crucco e un semicrucco
(uno svizzero).
Facciamo parte tutti dello stesso gruppo di progetto e dovevamo arrivare ad un risultato comunemente condiviso.
La riunione era un po' tesa e ad un certo punto hanno cominciato ad incalzarsi vicendevolmente sulle cose da fare, sul come farle e continuavano a fasi domande molto dirette, quasi a rinfacciarsi cose da fare.
Io ho fiutato l'atmosfera tosta, mi dispiaceva, così ho piazzato un paio delle
mie battute smorzatensione.
Non è servito, anzi ha peggiorato le cose. A quel punto mi sono un po' incavolato ma ho cercato di indirizzare la rabbia su qualcosa di produttivo.
Cercavo di impattare qualsiasi frase ritenessi polemica, indirizzandola per il
verso giusto. Alla fine siamo usciti con un compromesso molto buono.
Quindi riunione produttiva, bel risultato.
Ero spossato e triste per quello che ci eravamo detti.
Così a chiusura me ne sono uscito con la seguente frase:" ragazzi se posso dire una cosa, a me la riunione è sembrata produttiva e sono contento. Solo uno spunto di riflessione per la prossima volta (a cominciare da me).
Visto che siamo un gruppo di lavoro che cerca di raggiungere un obiettivo, se lo facciamo senza ammazzarci, è molto meglio".
Mi hanno guardato come fossi un marziano.
"Perchè chi si è ammazzato?" mi hanno risposto.
Non ci potevo credere. Per loro era normale, assolutamente normale.
Era normale attaccare quello che aveva fatto l'altro, era normale dirsi che quanto affermato era fuori dal mondo, era normale esortare pesantemente l'altro a fare qualcosa.
Così ho capito. Lavoro con dei deficienti!
Scherzi a parte, non sono deficienti per niente sono solo diversi da me, dal mio modo di lavorare e di essere.
Sono semplicemente "diretti", vedono l'estremo conflitto solo come un mezzo, se alla fine è produttivo va benissimo.
Ora è difficile per me capire quanto siano diversi da me perchè italiano o diversi da me come essere umano.
Però mi sembra che il conflitto per loro non sia assolutamente un problema.
Alla fine siamo usciti dalla riunione e loro (io li odiavo...) sono andati a bere un caffè insieme.
Se mi fosse capitata una cosa del genere con un collega italiano non ci saremmo parlati per due anni.
Quando ho visto il conflitto, ho cercato come faccio di solito di ricomporre la situazione, solo che non c'era niente da ricomporre, ho fatto una battuta, l'hanno presa come mancanza di professionalità.
Mi hanno detto adesso non è tempo di scherzare...
Gli avrei risposto:" deficienti, sto scherzando perchè è l'unico modo per interrompere questa faida inutile ed invece ho indossato l'elmetto e sono sceso in guerra perchè non c'era nient'altro da fare.
Dopo li ho odiati per due ore, ma adesso ho capito che sono migliori perchè sono diretti e peggiori per lo stesso motivo, semplicemente diversi.

Ragionandoci, questa cosa è forse applicabile anche alla vita. Insomma io ho perso in passato persone amiche perchè non hanno (abbiamo) voluto affrontare il conflitto. Insomma io lo so (e non sono d'accordo) che credono gli abbia fatto qualcosa di brutto, ma semplicemente non hanno voluto affrontare la situazione per inabilità alla gestione del conflitto.
Mi hanno semplicemente ignorato. Hanno evitato di invitarmi alle cene, non risposto più al telefono e così via.
Forse solo la voglia di gestione di un conflitto era minore rispetto a quella di tenersi la mia amicizia.

Però quello che voglio dire è che noi italiani, spesso siamo così attenti alle apparenze, a non turbare troppo gli altri, a non uscircene con espressioni eclatanti, a non eccedere, che sfociamo a volte nella ipocrisia totale.
Insomma quante volte vi è capitato di tornare a casa e chiedervi: "ma con quella battuta avrà voluto dire che...?","ma, sarà rimasta/o male per qualcosa che ho detto, fatto?".
Visto che non ce lo diciamo in faccia, a volte facciamo dei voli pindarici solo per far capire all'altro che quella cosa ci urta. Non sarebbe meglio dirselo?
Peggio di noi (solo in questo senso beninteso) mi dicono siano i giapponesi.
Però su questo non ho esperienze dirette e quindi non so se sia vero.

Sul discorso apparenze (leggi troppa attenzione a cosa pensano gli altri) vorrei tirare brevemente (magari ci farò un altro post tanto ormai ho la logorrea acuta...) in ballo gli americani.
Loro contrappongono il "attento a cosa pensano gli altri se fai questa cosa" con il "sono nel paese dove la libertà di esprimermi è un diritto, che ci provassero a venirmi a dire che non posso bruciare la bandiera a stelle e strisce..."
E sapete quanto ci tengano alla loro bandiera...
Questa capacità di essere se stessi e di fregarsene degli altri, da buon italiano la invidio, mamma quanto la invidio!

13 comments:

Anonymous said...

interessante sta cosa. sostengo e pratico più o meno le stesse cose. Preferisco sempre una bella franca e rude discussione alla pretesa di ammorbidire compiacendo, facendo crescere un maniera esponenziale ambiguità ed errori. Non sempre viene capito che la discussione non deve intaccare amicizie o personalità...trovo che sia un pò infantile non parlarsi, mettere il muso...è un atteggiamento latino più che italiano.
Comunque il conflitto non si può rimuovere e tra ignorarlo e affrontarlo, indovina cosa scelgo?
:-)

dioniso said...

gianlu,

uno svizzero non è un semicrucco, è un crucco al quadrato.
Questa definizione la coniammo io ed un mio amico calabro-crucco nove anni fa circa. Io gli chiesi, ma i tedeschi che ne pensano degli svizzeri? E lui: più o meno quello che noi pensiamo dei tedeschi. Ma allora sono dei crucchi al quadrato!!

A parte gli scherzi, penso che a volte il fatto di essere diretti possa essere apprezzabile, ma anche lì esistono di limiti che, almeno secondo la mia sensibilità, a volte vengono un po' oltrepassati.

Comunque è vero che questa è una delle gradi differenze tra italiani e tedeschi, ma penso che sia più generalmente una differenza tra culture mediterranee e culture germaniche (anche se non credo gli inglesi abbiano questa tendenza, loro usano molto l'umorismo).

Il vantaggio è che se un tedesco di dice qualcosa non devi fare lo sforzo di cercare l'interpretazione del messaggio recondito. Però credo che questo sforzo nella ricerca del messaggio recondito che è insito nella nostra cultura affini anche molte capacità psicologico-relazionali.

Da quanto ho capito anche i comportamenti nell'ambito dei corteggiamenti sono molto diversi nel mondo germanico. Anche qui si è molto più diretti. Anche se non ho esperienza diretta nel campo... È un bene? È un male?

Dall'idea che mi sono fatta la cultura americana si trova invece all'opposto: sempre attentissimi a non dire cose troppo dirette e che possano disturbare l'interlocutore

Forse sono stato un po' prolisso....

Saluti

Crazy time said...

Gianlu, io la vedo diversamente:

Fuori dal lavoro gli americani non sono spontanei, sono politically correct, espressione non certo italiana. Sono indecifrabili o probabilmente incacapaci di EMPATIA, con pochissima voglia di mettersi in gioco.

Sul lavoro sono meno permalosi ed questo mi piace. Crescono in una societa' in cui sin dalle elementari si impara la competizione che a volte distrugge. Per dirti, la figlia di una mia amica non riusciva piu'a dormire la notte per l'ansia degli esami previsti per l'ingresso in PRIMA ELEMENTARE (mica la NASA). Oppure conosco genitori che optano per l'home schooling per evitare che gia'a 6 anni i loro figli perdano il sonno. E" sempre cosi', anche sul lavoro.

Gli italiani sono molto piu' passionali, DEVONO comunicare e questo implica una complicazione degli equilibri, sia sul lavoro che nella vita privata (con conseguenze penose, certe vole... guarda il posto dal quale mi sono appena licenziata).

Gli americani di meraviglioso hanno l'organizzazione, ma se togli un tassello al loro sistema di dettagli incastrati, loro si perdono. Come si dice qui, sono dei "control freak", se non hanno tutto sotto controllo, non ce la fanno.

Non voglio sembrare di parte, ma il vuoto che ho visto nelle vite degli americani conosciuti fino ad oggi, mi fa tanta pena.

Non e' sempre cosi', non e' per tutti cosi', ma non sono andata molto lontano dalla verita'.

valeriascrive

Crazy time said...

dimenticavo: i teteski non li conosco. Non saprei dire.
E nemmeno gli svizzeri.

valeriascrive

Emilia Barbato said...

Mi piace pensare che ogni individuo sia ciò che prova. C'è chi si preoccupa delle ripercussioni provocate da un gesto, parola, azione e chi invece semplicemente, in preda alle emozioni, agisce. In Giappone ho visto la società schiacciare gli individui ma non tutti erano "condizionati". Tra i giovani si sta diffondendo una forma di protesta che spinge i ragazzi e le ragazze a dire basta alle regole. Reagiscono vestendosi in modo originalissimo malgrado questo offenda gli schemi imposti. Intendo dire che anche se la cultura e le consuetudini di una nazione forgiano la maggioranza delle persone esiste sempre chi sente in modo diverso, ritengo che sia proprio la diversità a rendere bellissimo ed interessante il mondo in cui viviamo. Ora Gianlu, se tu sei intervenuto per sdrammatizzare non devi fartene un cruccio in quel momento pensavi semplicemente che era il modo migliore di affrontare la cosa, al tuo posto avrei fatto lo stesso. Se loro hanno continuato a parlarsi con veemenza evidentemente sentivano di doverlo fare. Perchè dire che sono più schietti di noi anche tu in quel momento eri te stesso, senza maschere quindi schietto come loro. Poi che dire ancora ... FICHE STE RIUNIONI, ma si paga per partecipare? ;-))

Crazy time said...

mi pareva di averlo detto.
Gli americani non sono mai diretti, sono politically correct appunto, e questo vuol dire anche che salvano le apparenze, le salvano tantissimo. Probabilmente noi abbiamo apparenze differenti dalle loro. Ma questo non vuol dire che loro non le abbiano.
Prova a capire se sono felici o meno. Non lo scoprirai mai perche', tutto deve sembrare sempre assolutamente GREAT. Salvo poi sclerare con nervous breakdown, nevrosi al limite dell'umano e attacchi di rabbia ingiustificati.

Emilia Barbato said...

Ciao Gianlu, quando dicevo che sono originali e che trasgrediscono le regole non intendevo piercing e movenze discinte ... intendevo questo

http://culturapopgiapponese.myblog.it/archive/2008/09/15/intervista-sugli-otaku.html

Praticamente, indossano vestiti coloratissimi, tipo quelli che si vedono nei fumetti e scherzano per strada.
Ai presente gli incontri dei nostri adolescenti al muretto?simili, con la variante che creano i loro vestiti in relazione a come si sentono per il solo gusto di essere se stessi e ti assicuro che non c'è un ragazzo/a uguale ad un altro.
E' bello pensare che da soli e con la forza dei colori protestano alle schiaccianti regole di una cultura che annienta l'individuo e lo spinge a lavorare fino alle 23 dalle 08 del mattino dopo aver preso un treno velocissimo alle 05.
Considera che i giapponesi chiedono solo 3 gg di ferie in tutto l'anno e chi ne prende 5 é additato, inoltre, sono sottoposti ad una competizione altissima, si inizia dalle scuole elementari, chi non supera gli esami é un rifiuto della società, non scherzo, é ancora più esasperata di quella che ci spiegava crazy.

Anonymous said...

visto che nel bene e nel male i nostri colleghi crucchi (ma anche UK e Irish) mi hanno detto che sono molto diretta per loro e che ho troppe energie e fanno fatica a starmi dietro....beh non so se prenderla a questo punto come un complimento o meno....

Anonymous said...

ah ho dimenticato il nome : Tam

Emilia Barbato said...

Sorry nel mio commento ho smarrito una H, hai presente?

Crazy time said...

home schooling: genitori che insegnano ai loro figli, senza mandarli a scuola. Insomma, fare scuola a casa.

Crazy time said...

a new york ci stanno un sacco di italiani, vorra' dire qualcosa?

pero', si, evitiamo le generalizzazioni.


ciaohhhhhhhhh

Anonymous said...

La ringrazio per Blog intiresny