Sunday, December 19, 2010

A volte mi capita.

Mettermi in gioco, ripartire, , andare semplicemente oltre quei limiti che conosco troppo bene.
Capita che per lavoro sarò un bel po' a Parigi.
Il mio capo è venuto da me con questa cosa di 4 giorni in trasferta ed era l'ennesima.
Inoltre era contro tutto quello che avevamo stabilito ad inizio anno.
Per questo ho accettato e trattenuto il respiro.
Come ha detto, che fai accetti?
Ed io come? Che fai proponi?
Così ci siamo trovati entrambi in questa cosa.
Ho fatto il colloquio e mi è sembrato giusto impegnarmi. Dire comunque la verità.
Gli sono piaciuto.
E le prime due settimane catapultato lì ho sofferto molto.
Soffro il dover orientarmi in una città nuova, il dover affrontare tutto nuovo.
Cibo, persone, luoghi, costumi, lingua, temperature.
Soffro a non sapere cosa c'è girato l'angolo.
Si perchè io sono un abitudinario, uno che fa sempre la stessa strada.
Uno che trova nella consuetudine tanta sicurezza.

Ed è proprio per questo che ogni tanto sento di dover rimettermi in gioco, dimostrare che posso uscire dal mio guscio, che non mi sottopongo ai giochetti del "io faccio affinchè tu faccia".

Ma soprattutto mi dispiace dover lasciare i miei a casa. In tre settimane ho perso due recite ed un compleanno.
Abbiamo provato a creare un relocation to France ma non è stato proprio possibile.

E poi è dura dirlo ma adesso qui abbiamo trovato una specie di dimensione, amicizie, cose per cui impegnarsi. Ed è difficile rimettere di nuovo tutto in discussione soprattutto per i pargoletti. Non vogliamo che crescano da disadattati perchè il padre è perennemente in trasferta e non riescono mai a farsi amicizie durature.

Parigi però ancora la devo decifrare, mi sembra comunque molto fredda e caotica. Le persone sono però amichevoli per ora e questo mi basta.
Poi il lavoro è pieno di persone diverse e questo mi piace.
Finora tanti inglesi 1 spagnolo 3 francesi 1 Russa ed un italiano.
Una bella macedonia no?