Wednesday, September 3, 2008

Vivere nel lato B

Certo, definire gli USA il lato B del mondo mi sembra un po' un'eresia.
Ma io ho sempre vissuto altrove ed è quello il lato A per me. Cercherò di spiegarmi.
In questi giorni mi sembra di essere affetto da un nuovo tipo di malattia...
Ehi io sono un ipocondriaco di fama mondiale...(non è mia ovviamente...) e se questa malattia ci fosse già, credetemi lo saprei!
La battezzerò ritardite bloggosa parallela.La mia giornata si svolge così, arrivo in ufficio alle nove. Alcuni giorni molto prima per conference call con l'Europa. Mi collego alla rete e mentre lavoro, mi arrivano mail richieste di informazioni, aiuto, semplici contatti via chat interna aziendale riguardanti l'Italia.
Nella pausa pranzo, (qua si mangia velocemente), riesco a leggere qualche news sempre rigorosamente italiana. Tutto questo in un susseguirsi di accadimenti fino alle tre. A questo punto mi arriva una mail di avvertimento interna. E dopo quella...il nulla. Fino alle 23.30 quando se per caso mi trovo collegato a skype o alla mail aziendale tutto ricomincia inesorabilmente. Insomma la mia vita è in ritardo e parallela rispetto a dove vivo.
Anche se sono qui per molti aspetti continuo a vivere lì.
Qualcuno mi dice che dovrei integrarmi, cominciare a leggere giornali locali, conoscere persone locali. La verità è che io al di fuori di questo coso su cui sto scrivendo ora, sto diventando un orso incredibile, non riesco a conoscere qualcuno tanto per il piacere di farlo, qua la lingua non mi aiuta e quando qualcuno mi rivolge la parola, spesso mi limito a sorridere dando l'impressione di essere un deficiente... tipo Ariel non so se avete presente...mi si è svampato il neurone della socialità.

Insomma io sono presissimo dalla famigliola e nel tempo libero, prettamente la sera, continuo ad avere contatti con le persone che conosco in Italia,parenti,amici, colleghi e con le persone dei blog (ma del rapporto con il blog parlerò dettagliatamente in un altro post).
Il problema è che io credo che la vita vada vissuta fino in fondo nei rapporti con le persone e in questo periodo, (che dura da un bel po') questo non mi riesce affatto.
Forse il fatto di avere tanti mezzi a disposizione blog, internet, skype, messenger eccetera eccetera, non aiuta lo sviluppo di questa socialità...o meglio aiuta talvolta a volte una socialità parallela e forse... un po'superficiale?
Credo che i blog siano un'ottima cosa se si ha una vita sociale ben sviluppata. Altrimenti mi sa che contribuiscono un po'ad isolarsi.
Come non detto ne parlo ora e non approfonditamente!
In fondo il problema è che io considero le persone che conosco solo virtualmente un po' amiche e questo...boh, forse non è del tutto corretto.Si scambiano idee, argomenti, sensazioni, auguri per il compleanno ma poi alla fine manca sempre qualcosa...

7 comments:

Crazy time said...

ciao Gianluca-Luca :),in questo post mi sono ritrovata. Sono qui da 5 anni e ancora oggi non riesco a capire perche' non ho una vera vita sociale. Non ci riesco. Mi spiego: conosco moltissime persone, le cene ci sono sempre, anche troppe, le feste non mancano, i barbecue idem, ma e' sempre tutto programmato in anticipo e la spontaneita' viene meno e stare insieme ha un sapore differente che non mi appaga. Mi manca che qualcuno bussi alla mia porta all'improvviso, un caffe' da preparare senza preavviso, un'amica complice, il piacere di stare insieme intorno e parlare fino alle 2 di notte. Con gli americani molto spesso si parla di FATTI e si DEVE FARE e va benissimo, ma vorrei anche qualcosa di piu' profondo, e' una questione di atmosfera. La lingua penalizza, la cultura e' differente, i primi tempi sono anche piu' complicati. E internet e' un rifugio e anche i blog lo sono. Se stessi in Italia scriverei cosi' spesso nel mio blog? Leggerei cosi' tanti blog? Forse no. Sicuramente mi servono a riempire qualche mancanza. Io sono anche una persona solitaria, questa citta' culla la mia tendenza alla solitudine e non e' un bene. Los Angeles e' difficile, enorme, e trovare degli amici e'tutt'altro che facile. Le persone sul blog sono un po' amiche, e perche' no :)
In sintesi.

buona notte.

dioniso said...

Anch'io, anche se in una realtà diversa e forse più vicina a quella della madre patria, vivo alcune delle tue/vostre esperienze e sentimenti.
Non credo sia così insolito.

Baci e abbracci

Anonymous said...

Bè li vivo anche io in patria.
Ho molte meno compagnie, un solido gruppetto di amici storici e qualche nuova acquisizione. Mi consola frequentare gli amici della rivista. Qualcuno sparso e poi faccio molta vita casalinga. Nun sò più er ghepardo de 'na vorta.
Comunque io lo attribuisco al fatto che in giro rispetto a molti anni fa c'è molta superficialità e rumore di fondo fastidioso.
E poi sottoscrivo con il sangue che skype, blog, internet in realtà sono una forma di socialità molto -troppo- frammentaria e vanno bene giusto giusto per raccontarsi e aggiornarsi sulle cose che si stanno facendo quanto ai discorsi seri: quelli che ti fai sotto casa fino alle due di notte, la rete non serve...per fortuna. Solo che sono sempre in meno a capirlo.

Unknown said...

Ubik Si definitivamente d'accordo (che strano!;-)))
I blog vanno bene, ma solo fino ad un certo punto ed è un vero peccato!

Valeria
Mi sa che se ti mancano tutte queste cose, non sei poi così solitaria no?
Le persone sono un po' amiche ma la differenza sta tutta in quell' "un po'"
Quindi non fraintendermi, va bene ma io ho un concetto dell'amicizia totalitario (anche per questo non ho molti amici forse). Il problema è che il conceto non va più bene per vari motivi:
mancanza di tempo
orsite acuta
mancanza di materia prima

L'unica via in questo momento (per la verità da un po')sono i blog. E' quello che per adesso passa il convento, ma non è il meglio.

Dioniso, non dicevo fosse insolito, solo un po' triste.

Nat said...

Mi sembra che un po' tutti noi che siamo "trapiantati" viviamo le stesse sensazioni. E le sensazioni qui in USA sono di amicizie molto diverse da quelle a cui siamo abituati. Valeria forse si ricordera' la mia definizione di americani "task oriented" mentre noi italiani siamo "people oriented". Per mia fortuna (ma anche dopo molti anni che ero qui.. circa dieci) io qualche sana eccezione l'ho trovata, inclusa l'amica che e' a giro in macchina a far spese, telefona a sorpresa e fa 'metti su il caffe' che vengo da te' (caffe' rigorosamente italiano!)
Ma amici cosi' qui sono rari. Ed e' per questo che - almeno per me - i mezzi di oggi (telefono, email, skype) sono stati e continuano ad essere fondamentali. Sono riuscita a mantenere quelle amicizie che sono geograficamente lontane, ma che hanno la profondita' che qui non ho trovato.
Il mio blog, poi, non era iniziato con l'intenzione di incontrare nessuno, ne' potevo prevedere tale possibilita'. Tanto piu' che mi ritengo piuttosto selettiva nel "scegliermi" gli amici e quelli che mi sono lasciata indietro sono assolutamente meravigliosi, roba che non molti possono reggere il confronto (tanto meno - avrei pensato - qualcuno che esiste "solo" nel mondo virtuale). Ma devo dire che anche tramite il blog qualche sorpresa c'e' stata. E forse le persone incontrate per ora cosi' sono "solo" "un po'" amiche, ma in fondo le amicizie cominciano anche cosi'.
Lasciamocela questa porta aperta.. e chissa'.

In bocca al lupo. E abbraccio virtuale, anche se non siamo neanche "un po' " amici!
:-)

Unknown said...

Ciao Nat,
scusa il ritardo, mi piace la tua storia.
Io ho l'impressione di trovare a volte persone interessanti ed in quei casi mi dispiace un po' le cose debbano rimanere a livello blog.
Quindi mi piace il fatto di lasciare questa porta aperta...
Chissà magari un giorno potremo diventarlo amici di alcune delle persone che scrivono sul blog.
A presto
G

dioniso said...

Mi trovo abbastanza d'accordo con Nat.
Saluti