Thursday, June 11, 2009

Monnezza!

Monnezzaaaaaa!
Nel condominio della Magliaccia, un quartiere popolare di Roma, puntuale come un orologio alle sei di pomeriggio Mario seduto sul muretto urla a squarciagola:” Monneezzzzaaa”.
Monnezza in dialetto romanesco significa immondizia.
Mario sta urlando affinchè Barbara scenda appunto a buttare l’immondizia.
Barbara non esce più di casa da quando suo padre ha scoperto che sta con Mario.
La mamma è un po’ più comprensiva e lascia uscire Barbara all’insaputa del padre.
Così il padre è l’unico del condominio a non sapere che Barbara e Mario si vedono in quel quarto d’ora.
Non si sa quanti Monnezza servano, nessuno sa perchè, ma si sospetta che a volte la madre di Barbara sia presa dai dubbi e non la lasci uscire volentieri. Così Mario ripete il “richiamo” con toni sempre più alti fino a quando la sua voce diventa stridula.
La mamma di Barbara a quel punto cede, non ne può più e di questo il condominio è particolarmente felice.
Non è che sia un condominio tollerante, i bambini non possono giocare a pallone, non possono fare chiasso, non possono correre nei giardini, ma l’urlo di Mario è inspiegabilmente accettato.
In realtà un motivo c’è. Il padre di Barbara non permette alla figlia di frequentare Mario perchè spera per lei un futuro fuori dalla Magliaccia. Non importa che Mario sia un bravo ragazzo con pieni voti a scuola e membro di una famiglia per bene.
Il punto è che abita lì, alla Magliaccia, proprio come la famiglia di Barbara e tutto il condominio.
Questo il condominio non lo può sopportare.
La portiera ha provveduto ad informare tutti quelli che si lamentano delle urla ed ora il padre di Barbara ha il condominio contro.
Una volta ha incautamente provato ad andare ad una riunione di condominio.
All’inizio non capiva come mai l’amministratore l’avesse ignorato nella conta dei
presenti per il quorum. Poi aveva provato a proporre un argomento all’ordine del giorno ma qualcun altro gli parlava appositamente “sopra” (era l’inquilino del primo piano sopra il muretto, il più sensibile alla vicenda). Alla fine tutto era diventato chiaro quando il suo voto non era stato contato nella decisione finale sul rinnovo della caldaia condominiale. Lui era contrario, i votanti si fronteggiavano equanimamente ed il suo voto sarebbe stato determinante, ma l’amministratore l’aveva ignorato di nuovo ed i “contrari” per i quali il suo voto contava eccome non avevano protestato...così era uscito bestemmiando dalla riunione fra l’ilarità generale.
Così “Monnezzaaa” era assolutamente tollerato, anzi era diventato anche un vanto per il condominio. La voce si era sparsa dal condominio vicino (che sentiva benissimo l’ugola di Mario) a tutta la Magliaccia. Così capitava che a volte qualche coppietta incuriosita passasse ad ammirare l’urlatore sconosciuto. Qualcuno aveva anche cominciato ad attaccare gli immancabili lucchetti al cancello del condominio.
Mario era diventato il “cannone di mezzogiorno” del quartiere popolare, solo che lui
sotto il sole, la pioggia, la grandine o la neve “sparava” alle sei.
I suoi amici erano preoccupati:”Mario ma a che serve stare sul muretto? Se urli da sotto il cornicione ti sente lo stesso e non ti bagni”
Mario, non curante rispondeva col suo “Monnezzaaaa”.
Così i suoi amici avevano capito: bisognava fargli la maledetta domanda prima delle sei.
Gli amici di Mario erano solidali, si erano organizzati.
Ce n’era uno appostato all’ascensore e un altro davanti al portone non appena Barbara chiamava l’ascensore , “l’ascensorista” fischiava ed “il palo” ripeteva il fischio.
A quel punto, mezzo condominio in finestra a gustarsi la camminata di Mario verso il portone. C’è silenzio ma è come se nell’aria si sentissero risuonare le note di “I feel good” di James Brown.
Mario non cammina scivola con passo ritmato verso il portone.
E quando Barbara e Mario escono dal portone (e lui da vero cavaliere ha sempre in mano il sacco) qualcuno parte con un applauso, subito soffocato dallo sguardo sinistro di Mario che sembra dire: e per favore, un po’ di privacy!
Una volta c’è stato un falso allarme, la signora del quarto piano ha pensato bene di uscire alle sei ed ha preso l’ascensore così “l’ascensorista” ha fischiato, il palo ha ripetuto e quando mario è entrato nel portone dicendo come da tradizione “signorina cosa mi porta oggi vetro carta o umido?” la signora del quarto piano si è spaventata.
Così è uscita di corsa tra lo stupore e le proteste del condominio ed uno degli amici di Mario le ha pure indirizzato un bel:” a signò e qua mica stamo a pettinà le bambole eh?”
Da quel giorno non è più successo, ma gli amici di Mario hanno preso le contromisure: nel caso un doppio fischio ferma la procedura.

Uno degli amici di Mario ha da qualche tempo il compito di presidiare il parcheggio condominiale. Una volta infatti il padre di Barbara è tornato dal lavoro alle sei meno cinque ed ha trovato Mario nel mezzo della sua camminata “JamesBrowniana”.
Mario è scattato verso il portone ha aspettato l’ascensore, per quei cinque secondi che gli sono sembrati cinque anni. Poi ha letteralmente spinto Barbara dentro ed ha premuto il tasto per riportarla a casa.
Il “palo” ha chiuso il portone dietro di se ed ha chiesto al padre di Barbara: “scusi abita qui Taratapiochi”?
Il padre di Barbara insospettito, l’ha ignorato, ha aperto il portone ed è corso all’ascensore.
L’ascensorista nel frattempo si è nascosto mentre Mario e Barbara erano ancora nell’ascensore.
Lasciata Barbara a casa Mario stava scendendo le scale. Il padre di Barbara spazientito aveva intanto deciso di salire a piedi.
Si sarebbero incontrati di nuovo per le scale se “l’ascensorista” non avesse pensato di emettere il fischio rimanendo nascosto. A quel punto entrambi avevano guardato verso il basso nella tromba delle scale e Mario aveva potuto capire, risalire al piano di Barbara e prendere l’ascensore fino a terra.
Uscito dal portone aveva mostrato in segno di vittoria il sacco dell’immondizia al condominio che a sua volta l’aveva premiato con un bell’applauso.
Il padre di Barbara ora era molto sospettoso ma non aveva capito il meccanismo e questo era importante.
Mario e Barbara ritornati nel portone si danno dei baci lunghi ed appassionati ed a volte vanno ache un po’oltre. Poi alla fine è sempre una sofferenza per entrambi quando Barbara se ne deve andare.
A volte litigano e il giorno dopo i primi “monnezzaaaa” di Mario sono nervosi, rauchi.
La sera parlano al telefono. Barbara ha detto a suo padre che se non può uscire almeno ha bisogno di chiamare le compagne di liceo per confrontarsi sui compiti. Il padre la controlla alzando l’altro telefono della casa. Mario in quei casi sente un’altra cornetta alzarsi e fa intervenire la sorella che comincia a parlare di matematica o di fisica e così il padre si convince fra le proteste di Barbara.
Così le cose vanno avanti nel condominio della Magliaccia, fino alla prossima “Monnezza”

6 comments:

Crazy time said...

come ti e' venuta l'idea?
mi piace.

ali said...

molto bella gianlu...molto!
ali

Emilia Barbato said...

Due sono le possibilità.
I) sei stato Mario in passato;
II) Hai sbagliato mestiere!
La storia é bellissima e ti invita a sognare, per un pò di fa volare alto.
Se non sei stato Mario e l'hai veramente inventata allora devi seriamente pensare di scrivere un libro. Lo sai che non scherzo.

Emilia Barbato said...

Lo sapevo che eri Mario! Ci avrei scommesso ... da oggi ti chiamo ER Munnezza! ih! ih! ih! ;-)

Anonymous said...

good start

Anonymous said...

La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu