Tuesday, January 17, 2012

Capitano mio Capitano

Cristiana Aveva preso Luca sotto braccio ed erano entrati nella fermata della metro Vittorio Emanuele.

Stavano parlando presi un po’ dalla malinconia dell’ennesimo congedo quando a Luca, Cristiana era sembrata tesa, l’aveva vista fissare un punto davanti a se e si era girato di scatto.

Subito dopo un rumore sordo di una persona caduta, un urlo ed un uomo con una borsa da donna in mano aveva cominciato a correre nella loro direzione.



Cristiana gli si era letteralmente gettata contro ma l’uomo l’aveva evitata urtandola.


Luca ci aveva messo un po’ a connettere ma l’urlo “al ladro” gli aveva tolto ogni dubbio.


Quindi preso dalla rabbia aveva cominciato a correre, poi si era fermato controllando che Cristiana fosse almeno in piedi.


L’uomo era piccolo ma veloce. Scappava evitando le persone a falcate brevi ma frequentissime.


Luca era allenato ed aveva il vantaggio di seguirlo. Ogni volta che il ladro sbatteva contro qualcuno o doveva evitarlo, Luca aveva il tempo di calcolare la traiettoria migliore.


Il sottopasso della metro era interminabile ed il ladro cominciava a dare segni di cedimento.


Luca invece sentiva qualcosa di nuovo crescergli dentro erano la rabbia e l’adrenalina per quanto stava facendo. Non sapeva se il ladro era armato o come avrebbe reagito ma non ci pensava.


Aveva cominciato a farsi sentire un po’ con il fiato ed il rumore delle gambe, e poi urlando.


Gli strillava dietro per farlo rallentare e fiaccare la resistenza dell’altro. Non sprecava energie, gli faceva solo sentire che si stava avvicinando.


Il ladro si era fermato, inginocchiato e aveva chiesto pietà: ”te la dò te la dò” però lasciami andare.


A Luca interessava solo riprendere la borsa. Così l’aveva presa e stava tornando correndo.


Adesso cominciava a capire ed aveva addirittura paura di ritorsioni, quindi non diminuiva il ritmo della corsa.


Poi per forza di cose aveva dovuto diminuirla ma aveva tirato  fuori un urlo liberatorio proprio in mezzo alla gente, incurante di tutto e di tutti, non si era mai sentito così.  


Cristiana stava bene ed era insieme alla signora scippata.


Luca si era avvicinato restituendo la borsa alla donna.


A questo punto era iniziata la parte tragicomica con la signora che daveva detto a Luca di avere solo dieci Euro nel portafogli e gli chiedeva se poteva sdebitarsi regalandogli dei biglietti della Metro.


A Luca quella cosa era sembrata molto amara ed aveva detto subito che non l’aveva fatto per i soldi ma solo perchè gli era sembrato giusto.


Così accertatosi che la signora stesse bene, l’aveva salutata anche per togliersi da quell’imbarazzo.


Voleva stare con Cristiana, il sangue gli circolava ancora veloce nelle vene e si guardava continuamente intorno per prevenire eventuali ritorsioni.


Cristiana l’aveva abbracciato eleggendolo a “suo Eroe” ma Luca aveva spiegato che era stata lei con il suo gesto a spronarlo nella rincorsa. Che forse senza quello non si sarebbe mosso. Si sentiva in fondo fiero ma ancora incredulo di aver compiuto quel gesto.

Quel senso di vittoria e soddisfazione gli aveva insegnato molto.


Questa l’ho tenuta per me fino ad ora, ma oggi sentendo la telefonata del capitano della Concordia Schettino gravemente ripreso sui suoi doveri ho avuto un attacco di bile.

Questo non tanto per la vigliaccheria del gesto.
Alzi la mano chi non ha mai avuto il classico “momento del vigliacco”.

Quello che mi manda in bestia è che la vigliaccheria dovrebbe essere in questo caso superata dalla voglia di riparare ad un proprio errore, errore grave che da provocare la morte di un numero tuttora imprecisato di persone. Inoltre Schettino è il capitano di una nave ed è risaputo che questo ruolo non è valido solo per fare simpatico con le ragazze a bordo. Il capitano ha la responsabilità della nave ed è l’utlimo a doverla abbandonare. Questo non solo secondo i più importanti romanzi della navigazione ma soprattutto perchè sancito dal moderno diritto della Navigazione.

Schettino no.
Schettino lascia la nave per primo per non farvi ritorno neanche dopo che il cazziatone ricevuto tenta di svegliarlo dal torpore in cui si trova.
Schettino mi riporta alla mente tutti quelli "io vengo prima di tutto e di tutti", concetto molto in voga nel nostro paese.
Sì perchè questa all’estero sta inesorabilmente passando come l’ennesima storia del pagliaccio italiano. Ed ovviamente si parla di Schettino e non di tutti gli altri che hanno contribuito ad evitare la catastrofe, come ad esempio il  Capitano De Falco.

Quindi vorrei dire a tutti gli Schettino, continuate pure con la vostra mediocrità che tanto il senso di profonda soddisfazione che si prova a compiere un’azione decente non l’avrete mai.

Tornate a bordo Cazzo!

2 comments:

Anonymous said...

su questa triste storia non riesco a pronunciarmi. Mi viene l'angoscia, una angoscia enorme.

davvero hai rincorso il tizio che ha rubato la borsa?
valescrive

Anonymous said...

Non mi ci vedi eh?
Ero molto meno kung fu Panza al tempo
G