Friday, November 7, 2008

Democrazia è dire: "il mio presidente"

Il discorso di Obama mi ha sinceramente toccato. La retorica c'è, è vero ma quest'uomo incarna le speranze del mondo intero.
Per darvi un'idea di che nazione sia l'America, vi propongo il discorso di John McCain. Io non l'ho sopportato per nulla in questa campagna elettorale, ma tutti i democratici che conosco, dicono sia una brava persona. Con questo discorso, ha gettato la maschera elettorale ed è diventato di nuovo John McCain.
Ha definito Obama "il mio presidente". Tanto di cappello senatore.
























Grazie. Grazie, amici. Grazie a voi per essere qui in questa bella serata in Arizona.
Amici, siamo arrivati alla fine di un lungo viaggio. Il popolo americano ha parlato, e lo ha fatto chiaramente.
Poco fa, ho avuto l’onore di chiamare il Senatore Barack Obama e congratularmi con lui.

(BOOO e fischi)

Per favore!

Congratularmi per il fatto che egli è stato eletto presidente di quel paese che entrambi amiamo.
In una competizione così lunga e difficile come è stata questa campagna, il suo successo, da solo, richiede il mio rispetto per la sua abilità e perseveranza. Il fatto, poi, che sia riuscito a ottenere un tale successo ispirando le speranze di così tanti milioni di americani che un tempo credevano di aver poca influenza e poco a che fare con l’elezione di un presidente americano, è qualcosa che ammiro profondamente e per il quale lo lodo.
Questa è una elezione storica, e riconosco il significato speciale che porta per gli afroamericani e per l’orgoglio speciale che devono provare questa notte.
Ho sempre creduto che l’America offra un’opportunità a tutti quelli che hanno l’impegno e il desiderio di coglierla. Anche il Senatore Obama crede in questo.
Ma dobbiamo riconoscere che, anche se è passato molto tempo dalle vecchie ingiustizie che un tempo hanno infangato la reputazione della nostra nazione e hanno negato ad alcuni americani tutti i privilegi della cittadinanza, la memoria di quelle ingiustizie ha ancora il potere di ferire.
Un secolo fa, l’invito a cena alla Casa Bianca rivolto dal Presidente Theodore Roosevelt a Booker T. fu ritenuto un oltraggio in molti quartieri.
L’america di oggi è lontana un mondo dalla crudele e spaventosa bigotteria di quei tempi. Non c’è prova migliore di questo che l’elezione di un presidente statunitense afroamericano.
Che non ci sia alcuna ragione… che non ci sia alcuna ragione per cui un americano non possa gioire della propria cittadinanza in questa, nella più grande nazione della terra.
Il Senatore Obama ha ottenuto un grande successo per sè e per il suo paese. Lo applaudo per questo, e gli offro la mia sincera compassione per il fatto che sua nonna non abbia potuto vivere fino a vedere questo giorno. Tuttavia, la nostra fede ci assicura che ella riposa alla presenza del creatore e che è molto orgogliosa del brav’uomo che ha aiutato a crescere.
Il Senatore Obama e io abbiamo differenze e ne abbiamo discusso, e lui ha avuto la meglio. Non c’è dubbio che molte di quelle differenze rimarranno.

Questi sono tempi difficili per il nostro paese. Questa notte, prometto solennemente che farò tutto quello che potrò per aiutarlo a condurci attraverso le molte sfide che ci attendono.

Esorto tutti gli americani… tutti gli americani che mi hanno supportato a unirsi a me non solo per congratularlo, ma per offrire al nostro futuro presidente la nostra buona volontà e il nostro più onesto sforzo per trovare i modi di riunirsi e giungere ai necessari compromessi per scavalcare le nostre differenze e aiutare a riprendere la nostra prosperità, difendere la nostra sicurezza in un mondo pericoloso, e lasciare ai nostri figli e nipoti un paese migliore e più forte di quello che abbiamo ricevuto.

Quali che siano le nostre differenze, siamo tutti cittadini americani. E credetemi quando vi dico che non vi è un’unione che per me abbia avuto più significato di questa.

E’ naturale. E’ naturale, questa sera, provare un po’ di delusione. Ma domani, dobbiamo andare oltre e lavorare assieme per rimettere in moto il nostro paese.

Abbiamo combattuto - abbiamo combattuto tanto forte quanto abbiamo potuto farlo. E se non ce l’abbiamo fatta, il fallimento è mio, non vostro.

Sono molto grato a voi tutti per il grande onore del vostro supporto e per tutto quello che avete fatto per me. Vorrei che il risultato fosse diverso, amici.

La strada è stata difficile fin dall’inizio, ma il vostro supporto e la vostra amicizia non si è mai affievolita. Non posso esprimere compiutamente quanto mi senta vostro debitore.

Sono particolarmente grato a mia moglie Cindy, ai miei figli, alla mia cara madre… alla mia cara madre e a tutta la mia famiglia, e a tutti i vecchi e cari amici che sono stati al mio fianco durante tutti gli alti e bassi di questa lunga campagna.

Sono sempre stato un uomo fortunato, ancora di più per l’amore e l’incoraggiamento che mi avete dato.

Sapete, le campagne elettorali sono spesso più dure per la famiglia di un candidato che per il candidato stesso, e questo è stato vero anche per questa campagna.

Tutto quello che posso offrire in ricompensa è il mio affetto e la mia gratitudine, e la promessa di anni più pacifici davanti a noi.

Sono inoltre - sono inoltre, naturalmente, molto grato alla Governatrice Sarah Palin, una delle migliori candidate che abbia mai visto… una incredibile nuova voce nel nostro partito, per l’impegno riformatore e per i principi che sono sempre stati la nostra più grande forza… suo marito Todd e i loro cinque figli… per la loro infaticabile dedizione alla nostra causa, e il coraggio e la grazie che hanno mostrato nelle asperità e stravolgimenti di una campagna presidenziale.

Possiamo guardare avanti con molto interesse al suo futuro servizio in Alaska, nel partito Repubblicano e nella nostra nazione.

A tutti i miei colleghi di campagna, da Rick Davis a Steve Schmidt e Mark Salter, a ogni volontario che ha lottato così duramente e con tanto valore, mese dopo mese, in ciò che a volte è sembrata la campagna più difficile dei tempi moderni, grazie mille. In un’elezione persa resta comunque per me il privilegio della vostra fiducia e della vostra amicizia.

Non so - Non so cosa altro avremmo potuto fare per provare a vincere queste elezioni. Lascio ad altri il compito di capirlo. Ogni candidato fa errori, e sono certo di aver fatto la mia parte. Ma non passerò un momento del mio futuro rimpiangendo quello che avrebbe potuto essere.

Questa campagna è stata e rimarrà il più grande onore della mia vita, e il mio cuore è pieno solamente di gratitudine per questa esperienza e per il popolo americano, che mi ha concesso una equa udienza prima di decidere che il Senatore Obama e il mio vecchio amico Senatore Biden dovrebbero avere l’onore di guidarci per i nostri prossimi quattro anni.

(Fischi)

Per favore! Per favore!

Non sarei - Non sarei un americano degno di questo nome se rimpiangessi un destino che mi ha concesso il privilegio straordinario di servire questo paese per mezzo secolo.

Oggi, ero un candidato per il più alto incarico elettivo del paese che amo tanto. Questa notte, rimango al servizio di questo paese [come senatore]. Questa è una sufficiente benedizione per chiunque, e ringrazio il popolo dell’Arizona per questo.

Questa notte- questa notte più di ogni altra notte, porto nel cuore nient’altro che l’amore per questo paese e per i suoi cittadini, sia che abbiano supportato me o il senatore Obama - sia me che il Senatore Obama.

Auguro ogni successo all’uomo che è stato il mio rivale e che sarà il mio presidente. Ed esorto tutti gli americani, come ho fatto spesso in questa campagna, a non disperarsi per le attuali difficoltà, ma di credere, sempre, nella promessa e nella grandezza dell’America, poichè niente, qui, è inevitabile.

Gli americani non si danno mai per vinti. Non ci arrendiamo mai.

Non ci nascondiamo mai dalla storia. La storia la scriviamo.

Grazie, Dio vi benedica e benedica l’America. Grazie davvero a tutti.

5 comments:

Emilia Barbato said...

Stessa levatura dei nostri politici ;-))
Bell'esempio di democrazia!

Crazy time said...

sono in profondo imbarazzo per quello che ha detto l'idiota e provo sincera ammirazione per McCain il cui discorso e' stato esempio di onesta' politica.

Anonymous said...

Mc Cain umanamente mi è molto simpatico, soprattutto (ve lo consiglio) dopo aver letto il bellissimo reportage che David Foster Wallace scrisse per Rolling Stone al seguito delle primarie Mc Cain e Bush. Toccante, nonostante Wallace fosse più radical che liberal.
Comunque è un bel discorso, come quello di Obama. Capito noi in che acque navighiamo? Vi rimando al mio prossimo post sulla faccenda Berlusconi, ho pensato ad un paio di cosette.

Guernica said...

Hola Gianlu,
perdonami, ma giro un tantino la scimitarra nella piaga.
Concordo con te che il discorso di McCain è bello e fa onore al candidato repubblicano, ma non è corretto lodare questi comportamenti quando sono gli avversari a tenerli, ovvero da vincenti. Insomma è un po' contraddittorio da parte tua, affermare "Berlusconi non è il mio presidente" e "Non conosco nessuno in Italia, che l'ha votato" (ne sei così sicuro? ti posso garantire che in ufficio da me ne hai conosciuti abbastanza...) e lodare qualche riga sopra John McCain per aver detto "Obama è il mio presidente"; capisco che i personaggi non sono proprio gli stessi, ma dobbiamo dare agli altri ciò che pretendiamo da loro, anche se non ci piace (e a me il Berlusca non piace neanche un po') o se gli altri sono ben lontani dal tenere i comportamenti che ci piacerebbero.
Besos
↓seppe

Anonymous said...

Ciao. Mi ricordo solo ora: mi sono ricordato ed ho ovviato: ti ho inserito tra i preferiti e i segnalati. Ovviamente te lo dovevo, per la simpatia e l'empatia, l'affetto e la stima...tra sconosciuti!!!